San Sebastiano ad catacumbas

la tomba del martire era situata in una galleria del cimitero sotterraneo ad catacumbas; nel corso del IV secolo l’ambiente venne ampliato e la tomba del martire isolata, secondo un processo ampiamente attestato nelle cripte martiriali; fra le trasformazioni successive si segnala la creazione di una seconda scala accanto ad una già esistente. Nella prima metà del IV secolo nell’area soprastante la cripta del martire venne costruita una monumentale basilica funeraria del tipo circiforme che, dedicata in un primo momento alla memoria degli Apostoli, a partire dal VI secolo cominciò ad essere ricordata come basilica sancti Sebastiani; tale processo parrebbe indicare che molto presto la basilica cominciò ad essere percepita, essa stessa, come santuario. Essa presentava, in origine, tre navate che correvano, senza soluzione di continuità, anche dietro la zona absidale (basilica a deambulatorio o circiforme); in un momento da precisare, comunque nel corso del medioevo, l’edificio venne ridotto ad una sola navata mediante la tamponatura delle arcate. Tale è lo stato nel quale la basilica è giunta fino a noi, pur notevolmente modificata dai lavori compiuti, agli inizi del XVI secolo, dal Card. Scipione Borghese e da altri lavori successivi.Descrizione: Al centro del culto era la tomba del martire, posta nel cimitero sotterraneo; essa fu al centro, nei secoli, di numerosi lavori di abbellimento; si segnalano i lavori compiuti, al tempo di Innocenzo I (401-417) dai presbiteri Proclino ed Urso, attestati da un’iscrizione ancora conservata nella cripta e i lavori compiuti da Onorio III nel 1218 in seguito alla ritraslazione delle reliquie del martire; in quell’occasione un altare sormontato da un baldacchino fu costruito sulla tomba. Non è possibile stabilire il momento dell’entrata in uso, che corrisponderebbe, per questo come per molti altri martiri, all’atto stesso della deposizione. Si può solo affermare che la sua tomba era venerata, nel cimitero, già nel 354, quando il dies natalis del martire è inserito nella Depositio Martyrum contenuta nel Cronografo del 354. Come per molti altri, si può presumere che egli sia un martire della persecuzione di Diocleziano. Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile Ubicazione originaria del Santuario: Controllare

Il primo termine cronologico (313) non è documentato, ma solo convenzionale. Le reliquie di san sebastiano vennero traslate al Vaticano nell’anno 826: si deve presumere che in seguito a questo evento il santuario legato al martire -ma non il complesso nel quale esso si trovava- sia caduto in abbandono. Il ristabilimento del culto di San Sebastiano nel luogo originario si ha per opera di Onorio III, il quale nel 1218 riporta nella cripta parte delle reliquie del martire e riconsacra l’altare, come attesta un’iscrizione fatta incidere in quell’occasione. La leggenda inerente la fondazione del santuario coincide, in questo come in altri casi di santuari martiriali, con la leggenda riguardante la sepoltura del martire; essa è narrata nella Passio, secondo la quale, dopo il martirio, Sebastiano sarebbe apparso in sogno ad una matrona di nome Lucina, riferendole le seguenti parole: in cloaca illa quae est iuxta circum invenies corpus meum pendens in gompho; hoc tu dum levaveris perduces ad Catacumbas et sepelies in initio cryptae iuxta vestigia Apostolorum (Acta Sanctorum, Gennaio, II, pp. 621-660). Il dato relativo alla personalità del martire come un militare, indicato nella Passio, trova una corrispondenza iconografica in un pannello musivo, attribuibile al VII secolo, conservato nella chiesa di S. Pietro in Vincoli. Si rimanda, per questo aspetto, alla rassegna cronologica dei dati presentata dal Krautheimer in Corpus Basilicarum Christianarum Romae, IV. In una bolla del tempo di Leone X, tramandata in un documento del 1520, si enumerano una serie di indulgenze per coloro che visitano il santuario (Grisar). Un monastero venne fondato presso la basilica, allo scopo di assicurare la cura del santuario, da Sisto III (432-440); questo, caduto in rovina, venne restaurato da Nicolò I (858-867). Nel 1161 la cura del monastero e della basilica -e quindi anche del santuario- fu affidata da Alessandro III al priore e ai frati della chiesa di S. Maria Nova al foro romano e nel 1167 all’ordine cisterciense, che vi risiedette fino al 1826, quando Leone XII affidò chiesa e monastero ai frati dell’ordine francescano, che ancora oggi vi risiedono e hanno cura del santuario (per maggiori dettagli si veda Grossi Gondi).

Via Appia Antica, 136, 00179 Roma, Italy
  • contatto telefonico: +39 06 785 0350
  • ubicazione:Link Google maps