San Ventura

Descrizione: Si tratta della tomba del martire Ventura e dei suoi resti mortali ivi venerati fino al 18 lugio 1684 anno in cui vennero traslati, per ordine del vescovo diocesano, nella chiesa di san Girolamo del Seminario in Città di Castello. Entrata in uso: nell’anno 1250 Reliquia: Ossa


Secondo la leggenda, la chiesa parrocchiale di san Bartolomeo, iniziò il suo ciclo di vita santuariale, cambiando intitolazione e divenendo chiesa di San Ventura, nel 1250, anno in cui il sacerdote Ventura, rettore della parrocchia, fu sepolto al suo interno dopo aver subito il martirio. Il luogo ebbe una intensa venerazione per più di quattrocento anni. Il 18 luglio 1684 li corpo del martire fu traslato nella chiesa di san Girolamo del Seminario all’interno di Città di Castello. La popolazione di Val Petrina, secondo le cronache del tempo, fu molto di addolorata per la perdita del loro protettore ma, nonostante la mancanza delle reliquie, il culto e la festa rimasero per secoli molto intensi: la prima domenica di settembre con una grande processione si celebrava la festa, veniva fatta anche una fiera, l’afflusso dei devoti era così considerevole che spesso, per ragioni di ordine pubblico, fu necessaria la presenza dei soldati e nel 1691 la Guardia venne estesa anche nelle strade contigue a quelle dove si celebrava la festa. La chiesa agibile fino al XX secolo ha terminato la sua vita santuariale ed è oggi di proprietà privata. Il culto per san Ventura si è molto ridotto sia nella chiesa di san Girolamo del Seminario che in quella di san Vito e Modesto in Val Petrina non lontano da quella di San Ventura. Esendo questo Santo Custode, e Rettore della Chiesa di S. Bartolomeo, situata in una selva del dominio di Città di Castello, appresso la Villa detta Centoia, circa due miglia distanti da detta Città, viveva con molta ristrettezza, devozione, esemplarità, e zelo dell’honor di Dio; e senza rispetto umano correggeva i peccatori, e cercava ridurli al servizio di Dio; e a fuggir ogni occasione di offenderlo, celebrando la Messa con gran riverenza, e devozione. Accadde, che un giorno un Mulattiero andando a tagliar la legna nella selva, vicino alla sua Chiesa, biastemmava horrendamente la Maestà di Dio. Il Zelante Sacerdote lo corresse intrepidamente: ma il superbo mulattiere non potendo sopportare la fraterna correttione, con un grave colpo di accetta percosse in tal maniera l’Avventurato Prete, che tosto cadendo in terra, se ne passò al sommo Sacerdote Christo, per ricever la corona del santo Martirio. Il sacrilego bestemmiatore nascose il corpo di questo Santo sotto un montone di sassi, e ivi stette alquanto tempo celato al cospetto degli huomini, ma ben palese al cospetto di Dio, in progresso di molti giorni, una colomba venne a percuoter col becco, e sonar la Campana della detta Chiesa di s. Bartolomeo, nella maniera, che si suol sonare per i morti: e poi a vista di molte persone, a tal suono quivi convenute, se ne volava dalla detta Chiesa a quella massa di pietre; e da questa ritornava alla Chiesa, il che più volte facendo, diede inditio, e cagione a quei Huomini a ricercar sotto quelli sassi, e vedere ciò che vera sotto nascosto; dove trovarono il corpo del buon sacerdote Ventura; i quale con pari riverenza, e devozione seppellirono nella detta sua Chiesa, in, un monumento elevato da Terra, appresso all’Altare dal corno dell’Evangelo; dove fino al presente si conserva, e venera. Per l’esistenza del suo corpo; e perche il Signor’ Iddio per sua intercessione opera molte gratie, e miracoli verso quelli, che a lui ricorrevano; fu la detta Chiesa intitolata di esso s. Martire Ventura e quivi ogn’anno la prima Domenica di Settembre, si celebra con gran concorso di Popolo la sua festività, e il signore l’ha privilegiata, che qualunque persona oppressa da crepatura, o rottura, ricorrendo con fede a lui, riceve la bramata sanità, nel modo che già l’ottene uno di quei huomini che portarono a seppellire il suo corpo in detta Chiesa; che essendo crepato; e ricorso alle sue intercessioni, rimase guarito. Sino al presente, si segue l’antica, e divota consuetudine di portare ogn’anno nel giorno della sua festività i fanciulli lattanti sopra il suo sepolcro, ad effetto di ricever la salute, o la preservazione della rottura. La sua morte fu circa l’anno 1250. a 7 di settembre. (Tratto da: Ludovico Iacobilli, Vite de’ Santi e Beati dell’Umbria, Tomo secondo in Foligno appesso Agostino Alterij 1656. Ristampa anastatica Forni Editore Bologna 1971, p. 220-221).

06012 Citta di Castello, Province of Perugia, Italy
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