San Vitale

Della chiesa primitiva, che era divisa in tre navate da arcate sorrette da colonne e dotata di un nartece d’ingresso, rimangono solo alcuni lacerti murari relativi all’abside, alla facciata e alle strutture perimetrali. Questo edificio venne radicalmente restaurato da Leone II (795-816); in occasione dell’anno giubilare del 1475, Sisito IV restaurò di nuovo la chiesa, riducendola ad una sola navata (l’iscrizione presso la porta d’ingresso ricorda questi lavori). Una nuova ristrutturazione si ebbe all’inizio del 1600 ad opera dei Gesuiti, che abbellirono la chiesa grazie alle donazioni di Isabella della Rovere di Bisignano.Descrizione: Come si è detto, è probabile che il culto dei Santi Gervasio, Protasio e Vitale fosse legato alla presenza di reliquie di questi martiri, e non soltanto ad una loro memoria; è stato ipotizzato che reliquie dei santi milanesi fossero state portate a Roma dal presbitero Leopardo, nominato insieme con Ursicino tra coloro che coadiuvarono papa Innocenzo nella fondazione del titolo; questo presbitero, infatti, si era recato a Milano per conto di papa Siricio per risolvere alcune controversie legate all’eresia gioviniana. Quanto al culto di Vitale, che la tradizione voleva essere il padre di Gervasio e Protasio, probabilmente esso si era diffuso anche a Roma grazie alla grande venerazione di cui godeva nella chiesa di Ravenna. Entrata in uso: tra l’anno 401 e l’anno 417 Reliquia: Ossa
Raccolta di ex voto: No

Il titulus Vestinae venne fondato da papa Innocenzo I (401-417) in seguito al lascito testamentario di una inlustris foemina Vestina, la quale donò beni immobili e suntuari dalla cui vendita si ricavò il necessario per la nuova fondazione. (Velentini -Zucchetti, II, p. 235). La chiesa ha goduto di una continuità di vita fino ad oggi, sebbene il suo carattere originario di santuario, legato alla memoria (e forse alla presenza di reliquie) dei Santi Gervasio, Protasio e Vitale, sia andata con il tempo scomparendo. La chiesa venne fondata per volere di una nobile Vestina, che la volle dedicata ai Santi Gervasio e Protasio dei quali era devota. Scavi della Sopraintendenza ai Monumenti del Lazio, nel 1956, hanno riportato in luce la facciata originale e il portico antico della chiesa. Dal 1887, la chiesa è parrocchia romana. Dal 1598, Clemente VIII pose la chiesa sotto l’autorità dei Gesuiti del Noviziato di Sant’Andrea de Caballo, fino alla restituzione del titolo cardinalizio ad opera di Leone III nel 1880. Nella fondazione del titulus, come si è visto, intervenne direttamente il pontefice Innocenzo I. La chiesa divenne precocemente titolo cardinalizio, fino al 1592 quando questa giurisdizione venne soppressa da papa Aldobrandini. Dal 1880 la chiesa tornò alla cura del clero secolare. Dal 1598 al 1880, la chiesa era affidata alla cura dei Gesuiti, che vi fondarono un centro spirituale per il Noviziato, che si svolgeva nella vicina chiesa di Sant’Andrea de Caballo). Nell’800, poi, la chiesa divenne un centro d’irradiazione delle Missioni nelle feste di Maggio. In un’epoca non meglio precisabile, subentrarono nella cura del santuario monaci regolari, fino al XVI secolo. Nel Catalogo di Torino, si parla genericamente di 4 chierici che servivano la chiesa. Sin dalla sua fondazione, la chiesa fu affidata a presbiteri; conosciamo il nome di alcuni di questi dagli atti dei sinodi del 499 e del 595. Nel cimitero di Santa Agnese fuori le mura, si trovano diverse sepolture di presbiteri del titolo di Vestina, forse per un particolare legame giurisdizionale tra le due istituzioni.

Rione I Monti, Roma, Italy
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