Santa Maria del Preval

Edificio rettangolare con abside poligonale. Le descrizioni pervenute riguardano un edificio dotato di portico, due campane, due altari, uno dei quali esterno, collocato sotto il portico. Dal 1593 è attestata la presenza di un cimitero e nella prima metà del ‘700 la chiesa subì un considerevole ampliamento. Da disegni e fotografie appare a una sola navata, con campanile a vela e due celle campanarie. Durante la I guerra mondiale e fino al 1928 la chiesa fu compresa nel perimetro di una polveriera. Durante la II guerra mondiale, subì un bombardamento che la mutilò gravemente; venne attuata una ricostruzione parziale con aggiunta di strutture che mal si inseriscono nel progetto originario. Nel periodo post-bellico fu lentamente abbandonata, ma dal 1990 si attuò un intervento di ripristino secondo la tipologia settecentesca.Descrizione: Statuetta in legno, del XV sec., risalente probabilmente alla scuola tolmezzina; raffigura la Madonna seduta su uno sgabello che sorregge con la destra il Bambino e con la sinistra una scettro. La Madonna ha un abito e un velo di foggia medievale, con un mantello dorato all’esterno e blu all’interno; il Bambino è coperto solo da qualche fascia dorata e porta nella destra la palla. Epifania: Madonna col Bambino Immagine: Statua
Note sulla raccolta: XX sec. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte, Altro Conservazione attuale: Per ragioni di sicurezza omettiamo la collocazione attuale.

Nel 1945 la chiesetta, dopo il bombardamento subito durante la II guerra mondiale, rimase abbandonata fino al 1990, quando un comitato si fece promotore di una riscoperta e del rinnovamento della festa del Perdon del Preval. In seguito alla visita apostolica del papa Giovanni Paolo II, nacque un rinnovato interesse verso il santuario di confine e si procedette ad una ristrutturazione filologica basata su foni documentarie. Vidoz 1986, pp.203-25. Le leggende di tradizione orale parlano di una statua della Madonna trovata in un cespuglio, condotta nella chiesa plebanale e poi ritornata sul luogo, oppure della comparsa straordinaria di una luce proveniente da Montesanto su un quadrato di terra sulla quale fu edificata la chiesa. Cfr. Altri eventi e dati cronologici rilevanti. Dopo alcuni lasciti del 1399, il primo documento che possediamo è del 1499; si tratta del richiamo ufficiale al pievano vicario di Mossa perché si rifiuta di andare a celebrare la messa nella chiesa detta di Santa Maria in Prevallo nelle solennità della Vergine. Seguono poi alcune visite pastorali: di mons. Bartolomeo dei conti di Porcia nel 1570, di monsignor Francesco Barbaro nel 1593 e del primo arcivescovo di Gorizia Carlo Michele Attems nel 1753, subito dopo la ricostruzione della chiesa. Accanto a questi documenti vi sono le leggende di tradizione orale che parlano di una statua della Madonna trovata in un cespuglio, condotta nella chiesa plebanale e poi ritornata sul luogo; oppure della comparsa straordinaria di una luce proveniente da Montesanto su un quadrato di terra sulla quale fu edificata la chiesa. La chiesetta, che doveva fungere da chiesa di servizio per gli abitanti del Collio più distanti dalla Pieve di Mossa da cui dipendevano, dopo il bombardamento subito durante la II guerra mondiale rim. Concesse da papa Giovanni Paolo II nel 1994. Indulgenza plenaria per chi visita il santuario nelle feste principali o in occasione di particolari pellegrinaggi. Il santuario è chiesa filiale della Pieve di Mossa. La cura spirituale del santuario spettava al pievano di Mossa, probabilmente fin dalla fondazione. La ricostruzione nella metà del XVIII sec. è dovuta al barone Agostino Codelli, insieme a quella di molte altre chiesette della zona; egli fu il promotore della nascita dell’Arcidiocesi di Gorizia ed aveva ottenuto dall’imperatrice Maria Teresa la ius patronatus su Mossa, che prima era di diritto imperiale.

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