Santa Maria di Seve

Si tratta di un complesso cultuale ed assistenziale racchiuso da una cinta muraria, del quale, oltre all’edificio religioso, rimangono alcuni elementi di ambienti destinati a funzioni abitative e lavorative. La chiesa, con abside orientata ad est, ha un’unica nave, coperta oggi da un tetto a struttura lignea con sopra tegole, sulla quale anticamente poggiava una volta a botte della quale oggi si vedono ancora le tracce. Nella facciata, inferiormente tripartita da arcate parietali uguali e conclusa da campanile a vela con luce semicircolare, al posto della bifora o dell’oculo originario si apre oggi una finestra rettangolare. L’architrave del portale poggia su capitelli con decoro fitomorfo. Nell’abside, priva di lesene di partizione, si apre una monofora assiale centinata a doppio strombo.Descrizione: Madonna con in braccio Gesù bambino. Alta circa cm. 80, la Madonna ha un vestito color marrone con mantello celeste a bordo dorato, mentre il Gesù bambino è nudo e porta in mano una sfera d’oro: entrambi portano una corona sul capo e sono addobbati con ex-voto. A partire dal 1837, la statua è ubicata nella nicchia dell’altare. L’originario oggetto di culto, probabilmente appartenente ad epoca medioevale, dovette essere di diversa fattura e dimensioni rispetto a quello attuale: di esso non si conosce l’ubicazione originaria. Ancora oggi, il simulacro è veneratissimo da tutta la popolazione del Meilogu. Entrata in uso: nell’anno 1837 Immagine: Statua
Ubicazione originaria del Santuario: Appesi nelle pareti della chiesa; vicino e sopra la statua della Madonna. Note sulla raccolta: Della raccolta di oggetti, per lo più riproduzioni di mani, braccia, piedi, teste, tavolette dipinte, oggi rimane solo il ricordo: solo gli oggetti preziosi in oro (collane, corone, spille, ecc.) sono custoditi nella parrocchia per poterli utilizzare in occasione delle processioni per le ricorrenze liturgiche, e dei quali peraltro non è possibile fornire alcuna datazione. Tipologia degli ex voto: Oggetti di oreficeria

Mansione affiliata (obedientia) dell’Ordine di S.Giacomo di Altopascio, S.Maria di Seve è attestata, seppur indirettamente, dalla bolla del 22.04.1198 di papa Innocenzo III e da quella del 15.10.1216 di papa Onorio III. Nonostante l’avvenuta conquista della Sardegna da parte dei catalano-aragonesi, conserva il suo importante ruolo tanto che il suo priore viene invitato alle Corti Generali indette da Pietro IV d’Aragona nel 1355; è ancora citata in piena attività come ospedale per l’assistenza dei pellegrini e dei viaggiatori in una carta del 06.05.1358 riguardante un capitolo generale dell’Ordine di Altopascio, e nel censo del 1358 stilato dai conquistatori. Fu abbandonata probabilmente già prima del 1362, anno in cui anche la casa madre di Altopascio viene incendiata e distrutta a causa delle guerre tra lucchesi, fiorentini e pisani; e comunque non oltre il 28.01.1587 anno di soppressione dell’Ordine dei frati di Altopascio da parte del papa Sisto V. Il santuario rientrò in uso nella seconda metà del sec. XVI con l’ordine benedettino di Vallombrosa. Come attestato in età moderna, in occasione della festa dell’8 settembre, si correva il palio, con la partecipazione della gente che confluiva dai paesi vicini. Il 1260 dovette essere un anno importante per l’ospedale di Seve, tanto da essere ricordato nei conci dell’epigrafe scolpita nella facciata della chiesa con i nomi Aldibrandus e Guicardus, artefici dei mutamenti che probabilmente videro accrescere in quegli anni l’attività e l’importanza del principale riferimento sardo per l’Ordine di Altopascio. Da Seve, molto probabilmente, dipendevano la chiesa di S.Michele e S.Giacomo di Searu (nel campidano di Cagliari,) e la mansione di Fordongianus. Nonostante l’avvenuta conquista della Sardegna da parte dei catalano-aragonesi, Seve mantenne un ruolo di prestigio tanto che il priore della magione fu convocato alle prime Corti generali del Regno di Sardegna, volute da Pietro IV d’Aragona e tenutesi a Cagliari nel 1355, privilegio condiviso insieme ai principali rappresentanti del clero regolare sardo; tale priore, del quale non viene citato il nome, ricevette un primo invito con lettera datata 23 gennaio 1355 ed un sollecito con lettera del 20 febbraio 1355, a presentarsi entro cinque giorni dal ricevimento di tale documento: nonostante ciò la sua presenza non fu registrata ed egli, molto probabilmente, non prese parte ai lavori del Parlamento. Si ha notizia di indulgenze giubilari dal 1600, anno di ritrovamento del manoscritto delle cerimonie per il rituale di apertura della porta santa che porta il titolo De Beatis sacri Eremi de Seve. Se ne ha notizia dal 1600, quando Adriano Ciprari, monaco vallombrosano erudito e abate di San Michele di Salvenor dal 1587, scrisse nelle sue memorie di aver ritrovato a Vallombrosa, negli archivi dell’Ordine, un manoscritto sul cerimoniale di apertura della porta santa dell’abbazia di San Michele di Salvenor e del romitorio di Santa Maria di Seve. Alle Corti Generali indette da Pietro IV d’Aragona nel 1355 viene invitato a partecipare anche il priore di Seve, privilegio questo condiviso insieme ai principali rappresentanti del clero regolare sardo. Nel capitolo generale dell’Ordine di Altopascio tenutosi in Altopascio davanti l’altare di S.Giacomo il 06.05.1358,fu nominato tra gli altri Sindici e Priori dei diversi ospedali fratrem Iohannem Saluasi de Piscia rettore dell’hospitale Sancte Marie de Sieve in Sardegna. Entrata in vigore probabilmente prima del 1600, se ne ha notizia grazie alla pubblicazione delle memorie dell’abate di S. Michele di Salvenor, Adriano Ciprari. Attestata ancora nel 1355 e nel 1358, resterà in vigore fino al 1587, anno di soppressione dell’Ordine di Altopascio. Entrato in vigore probabilmente prima del 1600, se ne ha notizia grazie alla pubblicazione delle memorie dell’abate di San Michele di Salvenor, Adriano Ciprari. Non si ha notizia di un eventuale patronato precedente. La chiesa, insieme alla domus ed all’ospedale, fu obedientia o mansione dipendente dalla casa madre di Altopascio. Attestato ancora nel 1355 e nel 1358, tale patronato resterà in vigore fino al 1587, anno di soppressione dell’Ordine di S. Giacomo di Altopascio.

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