Raccolta di ex voto: Dato non disponibile
La prima attestazione del santuario è contenuta nella Depositio martyrum del Cronografo del 354 (Valentini – Zucchetti, II, p. 26); non si può stabilire con precisione, invece, la data dell’abbandono, genericamente assegnata alla fine del IX secolo, epoca in cui le traslazioni sono ormai quasi del tutto avvenute all’interno della città. Poco attendibile appare, infatti, la presenza del nome di Giacinto nella lista di martiri fatti traslare da Pasquale I nella chiesa di Santa Prassede (Liber Pontificalis II, p. 64): quella di Giacinto, infatti, è l’unica tomba di martire rinvenuta inviolata in un cimitero paleocristiano. I lavori intrapresi dal p. Marchi nel 1844 portarono alla scoperta del sepolcro integro, realizzato nel settore inferiore di una parete e perciò nascosto dalla struttura di un successivo rialzamento pavimentale (Marchi, cit. in bibl., 237-272). Esso si presentò al fossore Zinobili, artefice della scoperta, con la lastra originaria ancora affissa recante l’iscrizione Iacinthus martyr, anticipata dal ricordo del giorno di deposizione III idus septe(m)br(es) (ICUR X, 26662), in concordanza con la data riferita dal calendario filocaliano; la rimozione del marmo portò a verificare che il sepolcro era costituito da una nicchietta ampia quanto bastava per raccogliere… un gruppo di poche ceneri ed ossa combuste involte in tela d’oro ed aromi, quale si rivelarono essere i resti conservati appunto all’interno della tomba. In un altro loculo del vano, non più precisamente individuabile, doveva essere stato deposto Proto, che con Giacinto aveva patito il martirio, come tramandano sia la passio Eugeniae (Mombritius II, 391-397) che li descrive eunuchi al servizio della santa. Il nome di Proto, tra l’altro, non compare nella lista di Pasquale I. L’insediamento monastico attestato in prossimità del santuario, che portava il nome del santo più importante del complesso, Ermete, doveva curare anche il polo devozionale costituitosi in rapporto ai sepolcri di Proto e Giacinto.
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