Santi Zefirino e Tarsicio

Il santuario di Zefirino e Tarsicio è stato riconosciuto in un mausoleo triabsidato con avancorpo rettangolare e contrafforti angolari, in opera laterizia, posizionato nel settore nord-ovest del complesso callistiano; studiosi del XVIII secolo, quali il Marangoni e il Fonseca, riconoscevano nell’edificio la basilica di Marco, il padre Marchi la attribuiva a Damaso e il de Rossi pensava invece al santuario di Sotere. Un intervento legato all’attività dei Trappisti entro il primo decennio del Novecento portò da una parte ad un parziale scavo all’interno del monumento, dall’altra alla distruzione di tutte le murature moderne che ne avevano modificato l’assetto; esso ebbe come conseguenza nuovi studi interpretativi sul monumento, soprattutto quelli del Wilpert, che riconosceva nell’organismo il mausoleo di Zefirino con la tomba del martire Tarsicio e del Marucchi, sostenitore di un’attribuzione a Damaso o a Marco e Marcelliano (tra gli altri il Wttig formulò l’ipotesi che si trattasse della basilica di Cornelio). Questa pluralità di voci muove dal riconoscimento, nell’edificio in questione, di un luogo venerato; si sono rivelate in tal senso probanti le indagini condotte dal Fasola tra il 1979 e il 1980 che hanno evidenziato la presenza, sotto il pavimento antico della tricora, di una serie di tombe raggruppate intorno ad un tumulo centrale. Quest’ultimo, non posizionato perfettamente al centro dell’ambiente, era in origine una struttura sepolcrale sotto il livello pavimentale, reso visibile dallo scavo del tufo per le sepolture poste intorno e chiaramente rielaborato a scopo cultuale con la creazione di una fenestella confessionis sul lato est ((il Wilpert -La cripta dei papi e la cappella di Santa Cecilia nel cimitero di Callisto, Roma-, la riteneva tale opera il frutto dei lavori di papa Vigilio dopo la guerra gotica). Tale realtà archeologica suggestiona fortemente l’identificazione in questa struttura del sepolcro di papa Zefirino e di Tarsicio, ricordati dall’autore del De locis sepolti in uno tumulo (Valentini – Zucchetti II, p. 110) e da quello della Notitia ecclesiarum sursum, cioè nell’area subdiale del cimitero (ibidem, p. 88). Probabilmente lo stesso ambiente triabsidato deve ritenersi il frutto della trasformazione di un vano preesistente non più visibile, operata nel IV secolo, come rivela anche la struttura muraria, piuttosto regolare ma con mattoni chiaramente di spoglio. Durante le stesse più recenti indagini intorno alla cella tricora venne rinvenuto un gruppo di mausolei disposti a corona intorno, addossati a due muri paralleli est-ovest in opera listata, ambienti destinati per sepolture privilegiate, ad sanctos.Descrizione: tomba/corpo. La data che segue è valida, chiaramente, solo per Zefirino, di cui si conosce la data della morte; di Tarsicio, invece, i dati sono estremamente scarsi e legati per lo più all’iscrizione damasiana, ripresa nei contenuti dalla passio. Non si può dire pertanto se il martire dell’eucarestia, come viene comunemente definito, sia stato vittima di una delle persecuzioni. Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile

Il ciclo di attività del santuario, in base alle fonti disponibili, va posto tra il pontificato di Damaso, periodo in cui il papa rivolge l’attenzione al sepolcro del martire facendo incidere un’iscrizione in versi, e la metà del VII secolo (dopo la compilazione dei tre itinerari che fanno menzione del santuario, epoca dopo la quale non pervengono altre notizie. Le reliquie dei due santi vennero traslate nella chiesa di San Silvestro in capite in un momento non ben definibile.

Catacombe di S. Callisto, 00179 Roma, Italy
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