Maria Santissima della Speranza

Nel 1755 dopo l’evento prodigioso iniziarono i lavori per l’edificazione di una chiesa sul luogo in cui risiedeva l’edicola. I lavori terminarono nel 1762. Il 20 giugno di quell’anno la chiesa venne consacrata. La chiesa era a sala, sulla quale si aprivano due cappelle laterali. Nel 1850 di lavorò al prolungamento della chiesa e alla residenza dei religiosi. Nel 1870 fu ultimato il prolungamento con la sua nuova facciata a tre fornici e il piazzale antistante. Si aggiunsero due altari con relative cappelle, cosicché arrivarono al numero di cinque. Ai lati della facciata dovevano sorgere due torri o campanili. Dopo i danni causati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, il Santuario nel 1955 venne restaurato e restituito al culto.Descrizione: L’affresco staccato dall’edicola incastonato sull’altare maggiore del Santuario raffigura la Madonna col Bambino benedicente. La Vergine tiene in braccio il Bambino che con la destra benedice e con la sinistra tiene il mondo. La Madre è ricoperta da un manto celeste, il Bambino da una tunica verde con un manto rosso. La Vergine ha sulla testa un velo trasparente. Madre e Figlio sono sostenuti da una corona di nubi. Sotto alle nubi vi sono a destra S. Antonio da Padova con in mano un giglio, e a sinistra S. Nicola da Tolentino con la stella sul petto. Entrata in uso: tra l’anno 1499 e l’anno 1755 Epifania: Epifania Immagine: Dipinto
Ubicazione originaria del Santuario: Intorno all’immagine della Vergine e sulle pareti circostanti. Note sulla raccolta: Il canonico Giacinto Ciavaglia, deputato a raccogliere e conservare gli ex-voto, per proteggerli li mise in un cesto di vimini dove restarono fino al 23 agosto 1755, quando vennero catalogati: arredi liturgici, 141 anelli d’oro, 60 orecchini d’oro, 13 anelli d’argento con pietra, 68 cerchietti d’argento, 48 ex voto in argento (uno a forma di cuore, uno a forma di occhio e 46 manine), 154 collane di corallo, 57 vezzi di donna composti di granati e bottoni d’oro, 18 vezzi di donna in ambra gialla , 5 corone d’ambra gialla, 33 medaglie ornate di filigrana in argento, 22 spilloni in argento, e 13 spilloni in argento a forma di spadino, una collana di denti di lupo fermati in capsule d’argento. Dal 31 marzo al 20 agosto 1755 le oblazioni in denaro avevano raggiunto la somma di 760 scudi, 22 baiocchi e tre quattrini. Le tavolette votive venivano appese intorno all’altare e sulle pareti laterali. Altre offerte erano in natura: frutta e ortaggi, bestiame, fondi stabili, ecc. Tra le bombe sganciate nel 1944, quella caduta sul piazzale antistante la chiesa, non esplose. I giulianesi, senza disinnescarla, la trasportarono in chiesa come ex-voto e per molti anni accesero nella bocchetta del proiettile lumini votivi senza che mai si provocasse un’esplosione. Oggi svuotato il proiettile della polvere pirica, l’involucro si conserva nel Santuario come testimonianza di un prodigio dei nostri giorni. Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria, Figurine antropomorfiche, Protesi vere o rappresentate
Subito dopo l’evento miracoloso venne stilato un elenco delle grazie concesse dalla Vergine: dal 22 aprile al 29 giugno 1755 se ne contarono 113.
L’evento prodigioso ebbe luogo nel 1755 in una piccola edicola, attorno alla quale fu costruita la chiesa consacrata nel 1762. Il 29 marzo 1755, Sabato Santo, una donna di Giuliano, tale Maria D’Ercole, mentre pregava davanti all’immagine della Madonna racchiusa nella Cona dei Venti, la udì parlare invitandola ad andare dal parroco affinché le facesse visita. La donna andò dal parroco per riferirgli il tutto. Il parroco non le credette. Il giorno seguente, giorno di Pasqua, la donna ritornò dalla Vergine per riferirle quanto avvenuto col parroco. La Vergine allora le ingiunse di tornare dal parroco e ripetere l’istanza e aggiunse di ricordare a Pietrantonio Bonelli, di rammentarsi della promessa fatta alla Vergine. Il parroco stavolta esaminò ciò che riguardava Bonelli il quale confermò di aver promesso alla Vergine 10 scudi per la fabbrica della chiesa che si aveva intenzione di costruire in suo onore, perché la Madonna lo aveva salvato da un nemico che voleva ucciderlo. Il parroco quindi divulgò immediatamente l’evento prodigioso e tutti, popolo e clero, accorsero a venerare la sacra immagine. Immediatamente si verificarono miracoli di guarigioni. E’ probabile che fosse la famiglia Colonna a introdurre a Giuliano la devozione alla Madonna della Speranza. Il 25 settembre 1755 al piemontese Giuseppe Antonio Bedotti, di professione santaro fu concessa la licenza a incidere la lastra di rame per stampare le immaginette. Dopo il 1862 venne istituita la Congregazione del SS. Cuore di Gesù, aggregata alla primaria di Roma. Il 20 giugno 1762 giorno della consacrazione della chiesa, il Vescovo di Ferentino concesse per quel giorno l’Indulgenza di un anno a tutti i fedeli accorsi a visitare il Santuario, e inoltre concesse l’Indulgenza di 40 giorni nel giorno dell’anniversario della consacrazione. Il 22 maggio 1850 la chiesa della Madonna della Speranza fu donata ai Gesuiti. Il Santuario dipendeva ora dal Collegio di Ferentino. Il Santuario sin dalle sue origine è sempre stato sotto la custodia di un eremita. Inizialmente i Gesuiti vennero ospitati dai privati cittadini di Giuliano. Dal 1862 entrarono nella nuova residenza attigua al Santuario, restandovi fino al 1915. I Padri Trinitari Scalzi entrarono nel Santuario nel 1844, chiamati dagli eredi dell’Arciprete Canori, che nel testamento gli aveva indicato di procurare i religiosi per la cura del Santuario. Ma a causa di conflitti sorti con il capitolo della Collegiata di S. Maria, dopo 5 mesi, il primo febbraio 1945, i Padri Trinitari dovettero lasciare il Santuario.

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