Nostra Signora di Bonaria

Nostra Signora di Bonaria a Cagliari: storia, culto e come visitare il santuario

Nostra Signora di Bonaria è uno dei simboli più importanti della città di Cagliari, in Sardegna. Il santuario, situato sulla collina del Bonaria, è meta di pellegrinaggio da secoli ed è stato visitato da numerosi papi. In questo articolo, ti raccontiamo la storia di Nostra Signora di Bonaria, il culto che le è dedicato e come visitare il santuario.

Storia di Nostra Signora di Bonaria:
Secondo la leggenda, nel XIV secolo un pescatore spagnolo trovò un’immagine della Vergine Maria nella sua rete da pesca, al largo della costa di Cagliari. L’immagine raffigurava la Madonna con il Bambino in braccio e fu portata in salvo nella chiesa di San Sepolcro, dove venne venerata dai fedeli. Nel 1324, un gruppo di monaci francescani arrivò a Cagliari e fondò il convento di Bonaria, dove l’immagine della Madonna venne trasferita. Da quel momento, il santuario divenne un importante luogo di culto e di preghiera per la popolazione sarda.

Culto di Nostra Signora di Bonaria:
Nostra Signora di Bonaria è venerata come patrona della città di Cagliari e della Sardegna. Il santuario ospita l’immagine originale della Madonna, che viene portata in processione ogni anno il 1° maggio, durante la festa di Sant’Efisio. La Madonna di Bonaria è stata visitata da numerosi papi, tra cui Pio IX, Giovanni Paolo II e Francesco, che hanno confermato il culto e la devozione verso la Vergine.

Come visitare il santuario di Nostra Signora di Bonaria:
Il santuario di Nostra Signora di Bonaria si trova sulla collina del Bonaria, a pochi chilometri dal centro di Cagliari. È possibile raggiungere il santuario a piedi, seguendo la scalinata che parte dalla piazza di Santa Croce, oppure in auto o con i mezzi pubblici. Il santuario è aperto tutti i giorni e l’ingresso è gratuito. Durante la visita, è possibile ammirare l’immagine originale della Madonna di Bonaria, le cappelle laterali, il chiostro e la chiesa del convento. Inoltre, il santuario offre una vista spettacolare sulla città e sul mare.

Nostra Signora di Bonaria rappresenta uno dei simboli più importanti della città di Cagliari e della Sardegna. Il santuario, situato sulla collina del Bonaria, è meta di pellegrinaggio da secoli ed è stato visitato da numerosi papi. Se stai pianificando un viaggio a Cagliari, non perdere l’occasione di visitare il santuario e di ammirare l’immagine originale della Madonna di Bonaria, le cappelle laterali, il chiostro e la chiesa del convento. Inoltre, non dimenticare di godere della vista spettacolare sulla città e sul mare che il santuario offre. Il santuario di Nostra Signora di Bonaria è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici o a piedi seguendo la scalinata che parte dalla piazza di Santa Croce. L’ingresso è gratuito e la visita è un’esperienza unica e suggestiva, che ti permetterà di immergerti nella storia e nella spiritualità della Sardegna.

Cenni storici, approfondimenti e curiosità mistiche e miracolistiche:
Quello dedicato a Nostra Signora di Bonaria risulta essere il luogo di culto mariano più importante della Sardegna. La basilica affiancata da un piccolo edificio sacro in stile gotico catalano.

Officiato dai padri mercedari, che abitano l’adiacente convento, sede parrocchiale del quartiere di Bonaria.

Antistante la chiesa troviamo un’ampia piazza e una scalinata che immette sulla via Diaz.
L’idea di realizzare una Chiesa pi grande, ci fu dopo l’arrivo via mare della grande cassa di legno con il Simulacro della Vergine con Bambino il 25 marzo 1370.

La tradizione narra che la cassa fu buttata in mare da una nave spagnola che faceva una traversata tra la Spagna e l’Italia. Durante la navigazione a seguito di una tempesta a causa della quale la nave rischiava di affondare, si decise di gettare in mare tutto il carico, al fine di poter salvare almeno la vita all’equipaggio e ai passeggeri. La tempesta si placò solo dopo che venne buttata a mare una cassa di cui tutti ignoravano la provenienza che venne spinta a riva dalla corrente così come la stessa nave.

Riuscirono ad aprire la cassa, dopo i tentativi di molti, solo i frati Mercedari che abitavano il colle di Bonaria. All’interno vi erano il Simulacro della Madonna con Bambino in braccio, tutt’ora esposto nel Santuario adiacente la Basilica. La cassa si trova invece nelle sale della Basilica.

Alla Vergine di Bonaria venne così accostato l’appellativo di protettrice dei naviganti.

Ieri in particolare, così come ancora oggi, molte persone sono solite portare ex-voto al Simulacro della Madonna, per ringraziarla in particolare della buona sorte di un viaggio per mare.

L’accumularsi degli ex-voto ha portato alla creazione del Museo nel quale venissero conservati.

La Basilica venne progettata da Antonio Felice de Vincenti ed ebbe lunghi tempi di realizzazione, anche a causa dei fondi che venivano a mancare. Consacrata il 25 aprile del 1926 aveva ricevuto da Papa Pio XI il titolo di Basilica Minore, venne ultimata nel 1952.

Nel 1704 inizia la costruzione della basilica monumentale a lato del santuario che, spesso interrotta, viene ultimata nel 1956.

Essa ha una pianta a croce latina divisa in tre navate da colonne binate, con cupola ottagonale all’incrocio dei bracci e facciata porticata.

Descrizione: Statua di carrubo di 167 cm realizzata nell’ultimo quarto del XV secolo a Napoli. La Madonna, coperta da un mantello in estofado de oro, ha una tunica in rosso e oro con ricca cintura e tiene sulla mano destra il bambino nudo.

Entrata in uso: tra l’anno 1475 e l’anno 1499

Immagine: Statua

Descrizione: Prima dell’arrivo della statua della Madonna di Bonaria dal mare, sull’altare maggiore della chiesa di SS. Trinità e Santa Maria si trovava una statua della Madonna col bambino alta circa 80 cm, di stile bizantino, nota come Madonna del Miracolo.

Entrata in uso: tra l’anno 1324 e l’anno 1475 Immagine: Statua

Ubicazione originaria del Santuario: Gli ex voto si trovavano sulle pareti di un andito contiguo alla Sagrestia e, in fondo a questo stesso andito, nella parte interna ed esterna della Cappella della Purissima.

Note sulla raccolta: Gli ex voto conservati nel santuario sono di origine antichissima, dal XV secolo (navicella d’avorio), fino ad epoca attuale.

Tipologia degli ex voto: Tavolette o lamine con iscrizioni, Tavolette dipinte, Oggetti di oreficeria, Oggetti vari, Fotografie, Altro

Conservazione attuale: Dal 1968, in occasione di una ristrutturazione dell’andito degli ex voto, una parte di questi fu sistemata nel museo creato nei locali che si affacciano al chiostro adiacente al santuario, alcuni invece, soprattutto fotografie, sono ancora nell’andito.

Rinvio a pubblicazioni o descrizioni a stampa: Allegato ai verbali del processo canonico del 1592 è un inventario di 109 ex voto dipinti su legno, pubblicato dall’Alziator (Un inventario cinquecentesco di ex-voto, 1959).

Elenchi degli ex voto più curiosi sono in quasi tutte le opere sul santuario. Un catalogo degli ex-voto dipinti, con relative foto, é in Satta, I miracoli per grazia ricevuta, 2000.
I miracoli più antichi si trovano già nell’opera del Brondo (Historia y milagros de N. Senora de Buenayre, 1595) e in molte delle pubblicazioni successive. Un elenco di miracoli è anche nei verbali del processo canonico del 1592.

Atri testi che riferiscono di miracoli sono: Sulis, Della miracolosa immagine…, 1866; Figari, Cagliari raccontata…, 1990; Lippi, La Madre di Dio…, 1870; Schirillo, Notizie storiche…, 1935.
XVIII (progettazione intero bene)

Un progetto venne affidato all’ingegnere militare piemontese Antonio Felice De Vincenti che eseguì peraltro anche un modello ligneo, considerato importante documentazione dello stile Barocco nell’isola.

Il progetto prevedeva un impianto a tre navate, transetto poco pronunciato, cupole sul presbiterio e all’incrocio con il transetto, pronao d’ingresso. Mai portato a termine, fu comunque esempio per l architettura sarda di epoca successiva.Come attestano i documenti dell’Archivio della Corona d’Aragona di Barcellona la chiesa venne fondata nel 1324 dall’infante Alfonso in ringraziamento per il buon esito dello sbarco in Sardegna (cfr. bibliografia M. M. Costa).
Il 24 aprile 1370 giunse sulla spiaggia nei pressi della chiesa di SS. Trinità e S. Maria una cassa gettata via da una nave in difficoltà.

Solo i mercedari riescono ad aprirla e vi trovano una statua della Madonna che mostra miracolosamente di voler restare nella chiesa l vicino.

La leggenda pubblicata in tutte le opere che parlano del santuario, dal XVI secolo in poi.

La più antica quella di Antioco Brondo, Historia y milagros de N. Senora de Buenayre de la Ciudad de Callar de la Isla de Cerdena, de la Orden de N.S. de la Merced, Redemption de captivos Christianos …, Cagliari, Iuan Maria Galcerino, 1595.


1- La statua giunta dal mare, posta in una cappella laterale della chiesa di SS. Trinità, si scambia di posto con quella della Madonna del Miracolo, che è sull’altare maggiore. I frati le spostano, ma esse si scambiano ancora i posti, perciò la statua della Madonna di Bonaria viene lasciata sull’altare maggiore.

2- Due soldati giocavano a carte; uno dei due promette metà della eventuale vincita alla Madonna, invece perde e, tornato in chiesa, trafigge la statua della Madonna (da allora detta del Miracolo) da cui fuoriesce sangue. Rimasto muto e paralizzato, condotto in carcere, mentre la statua conserva la cicatrice.

3- Una donna proveniente dalla penisola iberica e diretta in Terra Santa, dopo aver visitato la chiesa di Bonaria non prosegue il viaggio e dona alla Vergine la navicella d’avorio che portava al Santo Sepolcro. Appesa ad una corda di canapa all’interno del santuario, essa segna la direzione dei venti nel golfo degli Angeli.
Per ordine dell’arcivescovo di Cagliari Mons. Francesco Del Val, dal 4 marzo al 31 luglio 1592, si tenne un processo canonico per verificare l’autenticità dei fatti di Bonaria, i cui atti originali sono tuttora conservati presso il convento di Bonaria, mentre altre due copie manoscritte sono introvabili ormai da tempo.

Un’anonima traduzione, il Processo canonico della venuta prodigiosa in Cagliari del simulacro di N.S. di Bonaria stabilito nel 1592 da Mons. Francesco Del-Vall Arcivescovo di Cagliari. Traduzione dal catalano, Cagliari, Falconi, presumibilmente dei primi del ’900, era conservata nella Biblioteca Comunale di Cagliari (colloc. Misc.Sarda.E.87.4), ma anch’essa da qualche tempo sparita.

Il santuario di Bonaria presente anche nella letteratura iberica: Tirso de Molina, per giustificare la presenza a Cagliari di due suoi personaggi, dice che andavano in pellegrinaggio a Nostra Signora di Buen-Ayre, patrona miracolosa della Sardegna e unico rifugio di quei mari.
Leone X il 28-7-1516 concede al santuario le stesse indulgenze che si lucrano nel visitare Roma e i luoghi santi; il 24-4-1895 indulgenze per la consacrazione dell’altare; Pio X il 2-10-1907 concede l’indulgenza plenaria perpetua ai fedeli che visiteranno il santuario il 24 aprile, indulgenza plenaria quotidiana perpetua a chi visiterà il santuario, altare privilegiato perpetuo ai sacerdoti che vi celebreranno.


Nel 1348 la chiesetta fu affidata dal re d’Aragona Pietro IV ai Mercedari della provincia d’Aragona. Nel 1750 i conventi dei Padri Mercedari in Sardegna furono riuniti in Provincia Autonoma Sarda. Attualmente la giurisdizione mista: vescovile per quanto concerne le incombenze della parrocchia, che tuttavvia ancora officiata dai Mercedari (e perciò risponde anche all’ordine Mercedario).


La chiesa di SS. Trinità e S. Maria ricadde fin dalla fondazione nella giurisdizione parrocchiale e venne affidata ad un rettore.


Il 17 ottobre 1335 Re Alfonso dona la chiesa ai Mercedari per fondarvi un convento. Il 15 giugno 1336 Pietro IV conferma la donazione, che ha effetto alla morte del rettore Giordano, avvenuta nel 1348. Tuttora ci sono i Mercedari.
La parrocchia di SS. Trinità e S. Maria fu affidata dall’infante Alfonso al sacerdote Guglielmo Giordano. Nel 1339 il rettore, estromesso dalla chiesa, ricorse a papa Benedetto XII, ma fu ben presto reintegrato.
Il patronato reale sul santuario documentato da diversi episodi, tra cui: il 27-4-1350 Pietro IV ribadisce all’arcivescovo di Cagliari il patronato reale sulla chiesa e non solo sulla cappella della SS. Trinit; nel 1777 il vicerè Lascarisì obbliga i frati a consegnare all’intendente generale le chiavi (cfr. bibliografia M. M. Carta).


Piazza Bonaria, 2, 09125 Cagliari, Italy

 

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