Santa Maria della Portella

Nel 1589 la necessità di ampliare la chiesa, portò a prolungare il corpo di fabbrica in direzione S.O. e ad aprire la porta laterale tuttora in uso.Descrizione: Bassorilievo in pietra originariamente bianca di cm. 53,5 x 73 baccellata. Il bassorilievo è riferito dal punto di vista stilistico e compositivo al Cinquecento pieno,e contornato da un riquadro in pietra, di circa 18 cm di larghezza. Il primo è eseguito a rilievo molto basso e rappresenta la Madonna che stringe a se il Bambino sostenendolo col braccio sinistro attorno alle spalle e con la mano destra, sotto la gambina sinistra. La veste della madre è una tunica stretta da una cinta con fibbia; il piccolo Gesù è nudo e solo in parte è contornato dal mantello che dal capo della Madre scende fin sopra le spalle ed alle braccia. Entrambe le teste sono nimbate. Il Bambino è nell’atto di mostrare alla Madre l’uccellino che ha nella mano sinistra. Nella tradizione iconografica dei pittori toscani del Trecento, fino al Cinquecento, il volatile rappresenta la natura divina del bambino e il suo destino di Passione. In questo caso la coda fa pensare possa trattarsi di una rondine che col suo ritorno a primavera, simboleggia la Resurrezione e quindi la Pasqua. Completano il ritratto due eleganti e larghi fregi a girali. L’opera, secondo la leggenda di fondazione, provverrebbe dalla Puglia (in Marcello Romito Il Santuario Romitorio di Santa Maria della Portella nel Piano delle Cinquemiglia Arti Grafiche Garibaldi Pescara 1990, p. 24). Entrata in uso: nell’anno 1589 Immagine: Altro Tipo: Oggetto del culto non classificabile come immagine o reliquia Luogo: Vetta
Raccolta di ex voto: Dato non disponibile
Nel libro cit. di Romito, si menziona il miracolo legato alla leggenda di fondazione, e quello del 1875, quando il giorno dell’Ascensione, 6 maggio, il tetto della chiesa crollò ma sia l’immagine sacra della Madonna che le donne che erano all’interno a pregare, riportarono alcun danno.
In base alla leggenda di fondazione, un pastore di ritorno dalla transumanza nelle Puglie, dove quel culto era molto diffuso, portò con se’ un’immagine della Madonna di Costantinopoli, che in prossimità del valico della Portella, divenne però tanto pesante, da non poter essere più spostato, ad indicare che proprio lì dovesse essere edificato il suo santuario. La Madonna di Costantinopoli aveva l’attributo di Hodighitria, Colei che indica la via, quindi particolarmente vicina a chi viaggia. Una reminescenza del culto pagano è oggi la tradizione ormai antica del passalacqua che si svolge tuttora sul Piano della Portella il lunedì di Pasqua. Al 1589 risale il nome del primo procuratore di nomina vescovile, inciso sulla pietra del portone della chiesa. Esistono documenti relativi alle visite pastorali del 1622, 1663, 1667, 1671, 1694, 1712, 1802. Dal 1968 si sono occupati del santuario i parroci che si sono succeduti a Rivisondoli. Sono attestati i seguenti eremiti che ebbero cura della chiesa: Giuseppe Tonti di Rionero nel 1694 che prima esercitava a Rivisondoli l’ufficio di cappellano, fra’ Girolamo Gamberale che morì il 3 Luglio 1712, a 78 anni e fu sepolto alla Portella, Costantino Roselli che morì il 30.8.1793 all’età di 76 anni sepolto anche lui alla Portella, Falco D’Amicone nel 1813, frate Eustachio di Tocco da Casauria nel 1879. Questi dati sono in ( Marcello Romito Il Santuario Romitorio di Santa Maria della Portella nel Piano delle Cinquemiglia Arti Grafiche Garibaldi – 1990 pp. 1-62). Degli altri eremiti che si sono susseguiti negli anni successivi, si sa poco e tutto da fonti orali: gli anziani del posto. L’ultimo eremita fu fra’ Nicola, al secolo Teodoro Di Biase, nato a Palena nel 1887, morto alla Portella il 24.1.1968 e seppellito nel cimitero di Rivisondoli. Dalla relazione sulla visita pastorale del 1622 del vescovo Francesco Cavalieri, emerge estrema difficoltà a raggiungere Scanno. Il vescovo a Santa Maria di Petrella trovò il cappellano Don Melchiorre Atanasio, di Nocera, che aveva il compito di celebrare una messa al giorno a carico dell’Università. La chiesa di Santa Maria della Portella , che come si legge sulla scritta incisa sopra il portone, fu costruita inizialmente con le elemosine, arrivò a possedere numerosi appezzamenti di terreno ed una cospicua masseria di pecore. Il patrimonio era eletto in Luogo Pio Laicale, amministrato da due procuratori, eletti annualmente. Le operazioni più importanti erano soggette al rescritto del Vescovo, che esercitava anche il controllo dei conti. Le rendite del Pio Loco della Portella erano costituite dai fitti di terreni, armenti, e beni derivati quali prodotti agricoli, formaggi, carne e lana, erano molto cospicue. Il primo procuratore fece scolpire il suo nome sul portale della chiesa. (Per i nomi di altri tre procuratori per gli anni 1597, 1603, 1604, si veda (Marcello Romito Il Santuario Romitorio di Santa Maria della Portella nel Piano delle Cinquemiglia Arti Grafiche Garibaldi – 1990 p. 36).

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